Il ritratto di Mina Miano
“Monteiasi: un occhio di riguardo”
Ci
sono molti modi e mezzi per raccontare una storia; c’è la narrativa, la poesia,
l’arte e
Bisogna
fare, però, sempre attenzione affinché il racconto non abbia ad essere la
esternazione della propria volontà o delle proprie aspettative. Questo, se può
capitare nella architettura o nella poesia, non dovrebbe accadere mai nella
narrativa e nell’arte, le quali dovrebbero esplicare la obiettività delle cose
e, semmai, far emergere quanto molti non riescono a capire o a vedere. L’arte
si avvicina alla realtà quando evidenzia verità non facilmente visibili
dall’occhio comune e riesce a suscitare
Raccontare una storia significa possedere
la esperienza della conoscenza, la preziosità della introspezione, la
conoscenza antropologica. La giovane
artista Mina Miano ha parlato di studio della figura umana. Il racconto del
viso esige obiettività, capacità di ponderazione e bisogna sempre avere un
occhio di riguardo per rispettare fatti e uomini, identità e comportamenti,
protagonismo e secondo piano. È evidente il fatto che per poter fare un
ritratto occorrono tutte le conoscenze che servono per poter raccontare un
fatto. A testimonianza del valore
del racconto, una ricerca che riguarda la osservazione della necessità di saper
raccontare una storia, si inserisce direttamente nella comprensione dell’agire
delle nuove generazioni. Il riferimento è dato dalla necessità di andare a
capire l’andamento della società contemporanea in termini di istruzione e la
necessità di essere oggi cittadini adeguati al vivere complesso della quotidianità. Il racconto, se osserviamo la realtà odierna,
rimane la forma espressiva più complessa, complicata al punto da andare a
falsare la stessa verità delle cose, oppure al punto di renderla
scientificamente attuale.
La
narrativa è il modo più completo per dire e capire le azioni umane, se poi le
azioni umane sono riportate sui volti e tra le stratificazioni temporali del
nostro viso, beh, allora il ritratto
diviene un racconto che evidenzia la vita e lo si può intendere come immagine
speculare di noi stessi, ma anche a quel punto occorre discernere l’obiettività
dalla soggettività. Il ritratto, come la narrativa, è creazione e produzione:
ponesi ed estetica: creazione della percezione mediata dal senso.
C’è un esempio in cui la
narrativa entra nell’arte e coinvolge le scienze umane. “Il ritratto”, appunto, ma di Dorian Grey; un ragazzo particolarmente
bello, il quale, proprio in virtù del suo straordinario fascino, viene dipinto
in un quadro dal pittore Basil. Dorian viene però anche plagiato e iniziato al
culto della bellezza dall’esteta Lord Henry, il quale gli spalanca
contemporaneamente le porte del Male, ribadendogli più volte: «La vita ha in
serbo tutto per voi. Non c’è nulla che voi non possiate ottenere, con la vostra
straordinaria bellezza.» Mentre Dorian contempla la sua bellezza fedelmente
raffigurata nel quadro esprime il desiderio che il dipinto possa portare al suo
posto i segni del passare del tempo, in modo che la sua bellezza originaria si
possa mantenere per sempre inalterata. Il ‘patto col diavolo’ però si realizza
e, mentre il quadro porta i segni dell’età che avanza, l’anima di Dorian porta quelli
della progressiva decadenza morale per l’eccessiva dedizione al culto del
bello. Lo stesso Wilde ebbe a dire che: “Basil
è ciò che penso di essere. Henry è ciò che il mondo pensa di me. Dorian è ciò
che io vorrei essere”.
La
narrativa artistica è l’antidoto formidabile alla dispersione di identità, più
di qualsiasi altro tipo di narrativa. Qui è il passaggio all’oggi. La
globalizzazione infrange tutto per cui la narrativa è magistra vitae, in quanto oggetto di scienza (saggezza) e della
tecnica: organismo vitale che si
relaziona con tutti gli altri organismi vitali.
La
narrativa parla al lettore per cui alla poiesis dell’autore
corrisponde la catarsi del lettore, divenendo fonte per trasformare e
migliorare se stesso e gli altri nelle azioni della vita, estendendosi così
alla verità e alla morale. L’artista come fonte di verità!
Allora si può affermare che
l’artista è il creatore delle cose belle: questo è lo scopo dell’arte. Il
critico, quindi, potrebbe essere colui
che traduce in una nuova espressione la percezione delle cose belle. Mina Miano
ci ha offerto questa occasione per poter parlare della attualità, per poterci
conoscere meglio, per capire meglio il veloce scorrere delle azioni e dei
comportamenti. Quanta gente ha fatto ritratti! Ma l’impegno della Miano ci
porta a riflettere sulle cose che ci riguardano da vicino e incontrare le
persone con le quali viviamo ogni giorno e con le quali ci rapportiamo nella
vita locale.
Protagonisti sono alcune
persone monteiasine, scelti a caso, semplicemente gli ho prima scattato alcune
foto e poi ho eseguito il ritratto. La mia idea è nata due anni fa dallo studio
anatomico del volto, poi si è evoluto e ad oggi ho realizzato circa 40 lavori.
Sono tutti su cartoncino o fogli di tela,
realizzati la maggior parte in bianco e nero a matita e carboncino, alcuni a colori con tecniche miste come
acquerello, matite colorate, sanguigna. Ma questa necessità della Miano di
ritrarre alcuni suoi concittadini ci potrebbe portare lontano e cercare di
recuperare il senso forte del localismo, della presenza di certe persone,
dell’omaggiare una comunità che, forse, non fa abbastanza per evidenziare i
suoi cittadini, le loro virtù, il loro continuo agire in termini di umanità e
di vita in diretta, anche dal punto di vista pedagogico. La continuità!
Quando
ci chiediamo che tipo di uomo costruire oggi per la società, occorre prima
essere capaci di insegnargli come poter raccontare una storia in quanto il
racconto, nel caso specifico il racconto artistico, è la costruzione della
capacità di comprendere la modernità partendo dal passato, diversamente diventa difficile
qualsiasi confronto e ricerca della comprensione delle cose attuali.
Il ritratto
è una rappresentazione di una persona secondo i suoi reali lineamenti. In
realtà il ritratto non è mai una schietta riproduzione meccanica delle
fattezze, ma vi entra comunque in gioco, per definirsi tale, la percettibilità
dell'artista, che interpreta le forme secondo il suo gusto e secondo le
caratteristiche dell'arte del tempo in cui opera. Si potrebbe affermare che la
modernità si trova in ogni nostro agire, per cui la stessa visione delle cose
determina una certa volontà di vedere le stesse cose. E’ possibile che
attraverso il ritratto di determinate persone si possano tracciare i lineamenti
di una comunità stessa. Se osserviamo i ritratti della Miano viene spontaneo
identificarli con le caratteristiche e le peculiarità di una comunità Ci sono
molte figure determinanti, come quella del sacerdote, della energica
vecchietta, dell’uomo semplice di piazza, della mamma, della nonna, del giovane
che definiscono un certo modo di essere stato comunità e ciò che si vuole essere,
partendo dal certo esistente. Tutte le verità possono essere dimostrate per il
rovesciamento del principio secondo cui è l’arte che imita la vita,
trasformandolo nel presupposto per il quale è la vita ad imitare l’arte..
L'arte si fa scienza per ritrarre
le città. Ricostruire la memoria e con essa la identità della città: è questa
una forte vocazione dell’uomo. La
memoria è conquista quotidiana che ricerca la salvezza e non può,
contrariamente alla idea comune, starsene in disparte e attendere. La
divulgazione e la diffusione sono dei compiti importanti che la società civile
deve perseguire per tenere alto l’orgoglio civico e il senso della
appartenenza.
Il dovere non è mero rispetto
della regola, ma capacità di saper trasmettere agli altri la propria cultura
per permettere alle generazioni future di contare sui valori della
appartenenza.